Bruxelles, 16 novembre 2025, il Equal Pay Day quest'anno cade il 17 novembre, data a partire dalla quale le donne dell'Unione Europea "iniziano simbolicamente a lavorare gratis" fino alla fine dell'anno. Secondo i dati più recenti della Commissione Europea, le donne guadagnano in media il 12% in meno all'ora rispetto agli uomini, una diminuzione modesta che segna solo due giorni di progresso rispetto al 2024. L'esecutivo europeo avverte che il ritmo di riduzione del divario salariale è insufficiente senza l'implementazione completa della legislazione sulla trasparenza salariale.
Non c'è alcun motivo per cui donne e uomini debbano essere pagati diversamente per lo stesso lavoro, hanno affermato la vicepresidente esecutiva Rovana Menzatu e la commissaria Hadja Lahbib, sottolineando che il principio dell'uguaglianza di retribuzione è previsto nella legislazione UE sin dal 1957. Secondo le due membri della Commissione, i recenti progressi, sebbene visibili, rimangono "lenti", e la riduzione del divario salariale non può essere considerata garantita.
I dati pubblicati dalla Commissione indicano la persistenza di cause strutturali che ostacolano il raggiungimento della parità salariale. Le donne continuano a farsi carico di una parte sproporzionata delle responsabilità di cura, e il lavoro informale è spesso combinato con attività part-time. La segregazione professionale mantiene la concentrazione delle donne in settori meno ben retribuiti, mentre la sottorappresentanza nelle posizioni di leadership limita l'accesso a salari più elevati e influenza il processo decisionale. Queste differenze si riflettono nel tempo e a livello delle pensioni, dove il divario arriva al 24,5%.
La Commissione Europea punta sull'implementazione integrale della legislazione in materia per accelerare la convergenza. La direttiva sulla trasparenza salariale, che deve essere recepita nelle legislazioni nazionali entro il 7 giugno 2026, introduce nuovi obblighi di reporting, chiarisce la comparabilità delle posizioni e rafforza l'accesso delle donne a vie di ricorso contro la discriminazione salariale. In parallelo, la direttiva sul bilanciamento tra vita professionale e vita privata mira a una distribuzione più equa delle responsabilità di cura, e la strategia europea per la cura incoraggia gli investimenti in servizi accessibili e di qualità. Per combattere il rischio aumentato di povertà tra le donne, la Commissione sta lavorando alla strategia anti-povertà e alla roadmap per posti di lavoro di qualità.
Un altro fronte legislativo riguarda l'equilibrio di genere nelle posizioni di leadership. La direttiva sulla rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione, in vigore dal 2022, mira ad aumentare la percentuale di donne nelle posizioni decisionali delle aziende quotate. L'esecutivo europeo ritiene che l'espansione della presenza femminile nelle posizioni di leadership possa avere effetti positivi sull'occupazione e sulla retribuzione a tutti i livelli di un'organizzazione.
Tuttavia, la Commissione avverte che l'applicazione di tutti questi strumenti non è ancora garantita. "Il progresso non può essere considerato garantito e non possiamo permetterci di essere compiacenti", si legge nella dichiarazione ufficiale. Il documento sottolinea che quasi il 90% degli europei considera inaccettabile che le donne siano pagate meno degli uomini per lo stesso lavoro, il che conferma il vasto sostegno pubblico per le misure europee in corso.
Nei prossimi mesi, la Commissione continuerà le consultazioni per elaborare la strategia per l'uguaglianza di genere 2026-2030, che succederà all'attuale strategia 2020-2025. La nuova agenda integrerà gli impegni assunti a marzo 2025 attraverso la Roadmap for Women’s Rights, con un focus su attuazione efficace, strumenti di monitoraggio e riduzione delle differenze salariali a livello di tutti gli Stati membri.