Jimmy Lai, attivista e magnate dei media di Hong Kong, è stato condannato in un processo storico legato alla sicurezza nazionale, attirando l'attenzione internazionale sulla repressione di Pechino. Arrestato nel 2020, Lai è stato trovato colpevole di collusione con forze straniere e di cospirazione per la pubblicazione di materiali incitanti. Il processo, considerato politico, è durato 156 giorni ed è stato criticato dai governi occidentali e dai gruppi per i diritti umani. I giudici hanno sottolineato le interazioni di Lai con funzionari americani e hanno affermato che ha utilizzato la sua pubblicazione, Apple Daily, per incitare all'odio contro il governo cinese.
Lai, che rischia l'ergastolo, ha negato le accuse, ma la giudice ha concluso che la sua intenzione era quella di destabilizzare il governo cinese. La sua condanna è vista come una prova della libertà di stampa e dell'indipendenza giudiziaria a Hong Kong, dove la dissidenza è stata praticamente vietata. Inoltre, il verdetto è arrivato in un contesto di restrizioni sempre maggiori sulla opposizione politica nella regione.
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