21 novembre 10:35
Attualità
foto: Facebook/ Institutul Național al Patrimoniului
Il Ministero della Cultura della Romania ha confermato l'intenzione di disfare l'Istituto Nazionale del Patrimonio (INP), un'istituzione essenziale per la documentazione e la protezione dei monumenti storici. Questa proposta ha suscitato un'ondata di reazioni negative, inclusi proteste e una petizione pubblica con migliaia di firme. I dipendenti dell'INP hanno appreso della dismissione attraverso i social media, e il direttore dell'istituzione, Marius Streinu, ha sottolineato che non ci sono argomenti economici che giustifichino questa decisione.
L'istituto, fondato nel 1990, riunisce specialisti di diversi settori, e la sua dismissione potrebbe gravemente influenzare la protezione del patrimonio culturale della Romania. Oltre 200 dipendenti si trovano in incertezza, e molti di loro stanno considerando le dimissioni. Inoltre, la Romania rischia di perdere fondi europei e di compromettere la collaborazione con l'UNESCO, il che potrebbe portare a sanzioni finanziarie significative. ONG e organizzazioni professionali hanno protestato, sottolineando che l'austerità non dovrebbe influenzare la cultura, che ha un budget estremamente ridotto. La paura generale è che, senza un organismo indipendente, la Romania potrebbe ripetere gli errori del passato nella gestione del patrimonio culturale.
L'istituto, fondato nel 1990, riunisce specialisti di diversi settori, e la sua dismissione potrebbe gravemente influenzare la protezione del patrimonio culturale della Romania. Oltre 200 dipendenti si trovano in incertezza, e molti di loro stanno considerando le dimissioni. Inoltre, la Romania rischia di perdere fondi europei e di compromettere la collaborazione con l'UNESCO, il che potrebbe portare a sanzioni finanziarie significative. ONG e organizzazioni professionali hanno protestato, sottolineando che l'austerità non dovrebbe influenzare la cultura, che ha un budget estremamente ridotto. La paura generale è che, senza un organismo indipendente, la Romania potrebbe ripetere gli errori del passato nella gestione del patrimonio culturale.