Quando, nel 2023, il Parlamento ha deciso di istituire il 2025 come "Anno Iuliu Hossu", ha certamente tenuto presente il fatto che si compivano 120 anni dalla nascita e 55 anni dalla morte del cardinale greco-cattolico. Numeri "tondi", il che significa, in buona tradizione, un'occasione da non perdere per ricordare questo grande cristiano romeno, per ricordare i momenti luminosi, grandiosi della nostra storia di cui è stato protagonista, ma anche i momenti tristi, tragici, colpevoli, e questi sono anch'essi parte della nostra storia, attraverso cui siamo passati dopo il 1948. L'Anno Iuliu Hossu è stato celebrato ricordando sempre, con giustezza, le due virtù in cui il cardinale ha eccelso non solo per tutta la vita e – come dice qualcuno – per tutta la morte: la fede e il patriottismo.
Certo, il Parlamento non ha potuto prevedere che il 2025 sarà un anno in cui i romeni saranno messi alla prova proprio nella direzione delle grandi virtù di Iuliu Hossu. Per le persone razionali, inclusi i volterriani, sarebbe stata una coincidenza che siamo stati provocati proprio sugli argomenti di cui abbiamo parlato. Per i più provvidenziali, però (mi conto tra loro), esiste un senso di questo tipo di coincidenze, esiste una pedagogia sottile che la Provvidenza ci applica. Così, l'Anno Iuliu Hossu non è stato solo un anno di evocazione del destino di un cardinale di altri tempi, di tanto tempo fa, ma anche un anno in cui ci siamo preoccupati del presente e abbiamo capito che la fede e il patriottismo, così intrecciati, sono estremamente necessari. Così necessari, infatti, se le persone di buona qualità non coltivano e non parlano responsabilmente di fede e patriottismo, dando al popolo le vere coordinate della compatibilità tra queste, vengono persone di scarsa qualità, confiscano il discorso, danno al popolo una tossina avvolta in una caramella, gli prendono la mente e lo trasformano in un grande gruppo suicida. L'anno 2025 ha messo a dura prova la nostra fede e molti di noi, anzi molti tra i sacerdoti, sono caduti in trappole new-age travestite da apostoli. L'anno 2025 ha messo a dura prova il nostro patriottismo e molti di noi sono caduti, pronti a dare fuoco alla patria perché solo così credono di poter placare le loro ire. Così si fa che questo 2025 è stato un anno molto adatto per ricordare e parlare di Iuliu Hossu. È stata una commemorazione terapeutica.
L'intera esistenza dell'ammirevole cristiano patriota Iuliu Hossu ci ricorda quanto sia vera l'osservazione di un ex grande presidente americano: la libertà esiste solo in una società in cui la vita religiosa è vibrante e lo stato non dimentica Dio. Pertanto, la libertà non esiste in una società atea e nemmeno in una società teocratica – poiché nell'ateismo e nelle teocrazie la vita religiosa vibrante è, praticamente, soppressa. Pertanto, la libertà esiste solo in una società in cui lo stato è consapevole che non può fare tutto ciò che vuole perché, per quanto possa essere potente, esiste qualcosa di molto più potente di lui.
Tuttavia, al di là di tutto ciò, la commemorazione di Iuliu Hossu dice qualcosa di forse ancora più importante. A volte, il mondo ti ama. Altre volte, il mondo non ti ama. Ma se tu puoi amare il mondo come una creazione di Dio in qualsiasi situazione, anche quando ti odia, ti umilia, ti getta in prigioni e vuole strapparti la fede dal petto, si chiama che puoi sollevare la vita che ti è data alla sua vera posta in gioco.